martedì 20 settembre 2011

Memory lost


Questo per sottolineare con un evidenziatore mentale quanto possano essere inutili i miei tentativi di creare percorsi, tracciare strade, segnare sentieri, plasmare l'informe, e così via.
Temo di essere una forza del caos: sembra che ogni tentativo nato da me per dare un ordine a qualsiasicosasia in realtà già di partenza sia destinato ad essere abortito e perdersi in un gomitolo di tutt'altro.
Niente di grave, ci sono abituata.
Cioè, è così, non ne faccio un dramma, è così da anni, non credo nemmeno sia il caso di sforzarsi di cambiare le cose.
Questo preambolo nasce per spiegare, molto semplicemente, cosa ne è di tutti i percorsi di lettura che con tanta fatica avevo tracciato, acquistando libri, richiedendoli in biblioteca, mettendoli in lista, e... ah, per la cronaca, la biblioteca mi ha interdetta per un mese dal prendere in prestito libri, visto che ho scordato di consegnarne uno per due mesi (ma ero in vacanza, con agosto di mezzo, in pieno relax post suicidio da studio intensivo e loro non mi hanno fatto nemmeno una telefonata per rammentarmelo, aggiungerei in mia difesa).
Insomma, chiaro che dal cammino principale una qualche deviazione sia consentita, ma pare che la mia capacità migliore sia quella di imboccare deviazioni e pure crearne di nuove, creando reti enormi in cui raccapezzarsi diventa arduo e la strada maestra ormai è perduta.
Tanto per fare un esempio, Colori proibiti, il libro di Mishima che tanto avevo bramato all'inizio del blog, quindi nel lontano novembre 2009, ancora è lì in attesa di essere letto da quasi due anni.
E, ancora per dire, mi hanno chiesto consigli per approfondire la letteratura giapponese... che non sono in grado di dare, ora come ora. Ci ho pensato, ci ho rimuginato su, il giorno, la notte, anche nel pomeriggio, ma, qualsiasi fosse la posizione del sole nella volta celeste, sembrava non influenzare affatto la mia capacità di elargire consigli sull'argomento.
Che fare? Tariamo la bussola? O continuiamo ad essere rapiti dalla malia della divagazione?
Per ora temo che l'unica strada percorribile sia la seconda, a meno che non voglia perdermi in una sorta di autoscontro mentale fra libri sgomitanti nell'attesa di essere letti; una divagazione della divagazione creerebbe ancora più panico. Quello che devo abituarmi a pensare è che se voglio intraprendere una strada, ciò che ha maggiore probabilità di accadere è esattamente ciò che ritengo che sia meno probabile che accada.
Mi spiego: mai stata appassionata di fantasy, nemmeno quando, verso i quattordici anni, mi divertivo ad andare in giro con maglie di dragoni versus maghi provvisti di scettri con Orb iridescenti, guerrieri in mutandoni di pelo ed elfi arcieri omosessuali, e ad ascoltare castrati di montagna che, con acuti gridolini mischiati a velocissimi riff miagolanti, ne decantavano le gesta. È vero, la saga di Discworld la volevo leggere da allora, ma non pensavo che ci sarei mai riuscita.
E invece, a distanza di più di dieci anni, fantasy e Discworld mi piombano per caso fra le mani, e mai me lo sarei aspettato, e quindi che fai? Non ne approfitti?
(Tra i vari eventi ad elevatissimo fattore di improbabilità, poi, è successo anche qualcos'altro che riguarda i giochi di ruolo e che non sto qui a spiegare, ma, tanto per dire, conferma la mia tesi.)
More about Il colore della magia È vero, Pratchett è ciò che di più lontano possa esistere dal fantasy da cui volevo stare alla larga, popolato solo dagli stereotipi dei classici guerrieri coi mutandoni di pelo, elfi omosessuali, ecc., e nel tentativo di classificarlo sono rimasta perplessa: è un fantasy variegato alla fantascienza? O forse non ho abbastanza familiarità con il fantasy che, una volta trovatone uno valevole e degno di lettura, decisamente al di là delle mie aspettative, stento a infilarlo nel cassetto mentale adibito allo scopo proprio perché non è il prodotto mediocre che associo di solito a questo genere?
La prima è un'ipotesi azzardata e forse errata (la seconda è più plausibile e forse giusta), però m'è venuta in mente analizzando il fatto che sulla scienza, o presunta tale, del Mondo Disco, creata dalla più che fertile immaginazione di Pratchett (devo rimarcarlo, che un mondo del genere è il parto di una mente umana, o stento a crederci anch'io), ci si potrebbe scrivere un libro intero. Cosa che, in effetti, è stata fatta, ho scoperto poi.
Su questa serie di libri, di cui ora ho letto solo i primi due, non ho nient'altro da dire se non noiose parole di elogio che risparmio, e, dimenticavo, che se terminassi qui la loro lettura per tornare sulla strada dei miei percorsi già in precedenza tracciati rischierei di fare ancora più casino. Meglio di no.
L'unico intermezzo consentito è la lettura delle Cronache di Ambra, di Roger Zelazny, cosa che tra l'altro va ancora a sostegno della mia tesi, visto che pensavo che non l'avrei letto almeno da qua a cinque anni almeno. Anche se una prova migliore sarebbe senz'altro stata la scelta de Lo Hobbit, dato che, saltando ancora una volta negli anni dei Blind Guardian, quando lessi l'ormai inflazionatissimo Signore degli Anelli, m'ero ripromessa di non toccare mai più un libro di Tolkien in tutta la mia vita. Ciò che ha dell'incredibile è che stavo per farlo, salvo l'intervento di una, chiamiamola, "forza esterna" che mi ha dissuasa ed insistentemente persuasa a tirar fuori Ambra dalla libreria.
Insomma, fantasy! Non l'avrei mai creduto.

Intanto, altri sentieri secondari sono stati diversi saggi di divulgazione scientifica, tutti molto piacevoli ed educativi.
Il mio percorso sull'Islam è andato, spero in maniera non definitiva, a farsi fottere con una lettura sul fondamentalismo islamico. Interessante, sì, ma non abbastanza; il fatto è che credo che io e i libri di storia abbiamo qualche problema ad intenderci. Ogni libro di storia che ho iniziato, carica di tutta la buona volontà che, mentalmente e fisicamente, potessi riversare su di esso, è stato chiuso prima del tempo in attesa di tempi migliori. Nonostante questo, ritengo il loro studio assolutamente necessario. Questo è il motivo per il quale Storia del Giappone è ancora fermo all'età dell'ascesa dei bushi, ma nel frattempo ho acquistato un altro libro di storia del Giappone di un autore diverso. Sembra idiozia, in realtà voleva essere un sublime sforzo di studiare gli eventi il più approfonditamente possibile: una volta finito di studiare come si deve il primo (con tanto di appunti scritti, s'intende), si passa alla lettura del secondo come ripasso e più a tempo perso. Le mie intenzioni sono buone, lo giuro.
Non essendo mai stato abbandonato seriamente (anime, articoli, manga & co. sono comunque una finestra aperta sulla sua cultura), il tema Giappone deve essere ripreso in mano il prima possibile a causa della mia odierna necessità di approfondire il periodo storico intorno al 1860, se non altro per capire qualcosa in più di alcuni manga che sto leggendo in questo istante.
Tutto il resto degli appuntamenti va a puttane, come sempre, ma tanto, quando mi dimenticherò di loro, quei libri saranno lì ad aspettarmi: ne hanno, di pazienza.