venerdì 23 aprile 2010

Sai che fumetti! - L'angolino dei fumetti che meritano

Cominciavo a sentire l'esigenza di uno spazio apposito per le letture fumettose, di cui, mio malgrado, purtroppo seguo poco. In primo luogo per la mancanza di soldi: i fumetti sono sempre più costosi e necessitano di una certa costanza per essere seguiti. Tanti li trovi solo nei negozi specializzati, magari salti dei numeri e devi comprarli tutti assieme, e volano i quattrini... insomma, è quello che definisco un po' un finger, lascio al libero arbitro del lettore la scelta di dove quel finger vada a finire per provocare tanto fastidio.
Poche sono le serie che seguo in questo momento, e sono:
- Cyborg 009, dal fantastico sapore vintage (dio solo sa quanto volessi sposare Joe Shimamura... almeno quanto McGyver). Sono ferma al numero 3, ogni numero è un salasso, ma ha la sovraccoperta lucida e la carta è ottima. E poi, vuoi mettere, ha sul dorso una cosa che mi fa impazzire: aggiungendo i volumi si forma una figura completa! Mamma mia che bello.

- Keroro, fumetto scemotto ma divertente, e poi avevo trovato tutti i volumi in offerta a un euro a giornaletto

- One Piece, devo ancora leggerlo, per gentile prestito di un amico (grazie Fab) su cui a tempo debito scriverò le mie opinioni

-More about L'Immortale - 2 L'Immortale, di Hiroaki Samura, attualmente da me fermo al volume 2.
Sì, lo ammetto: tutto il preambolo era il rullo di tamburi per arrivare con maggior enfasi a questo. Perché è il fumetto che ho sempre sognato. Il disegno è uno spettacolo. Come dire, qui mi mancano un po' i vocaboli... estremamente dinamico, privo della solita morbidezza da fumetto mainstream, tuttavia non rigido. Mi vien da dire pittorico, ma non è proprio così. E' uno spettacolo. Se disegnassi, vorrei farlo così. Non intendo dire che vorrei essere "così brava", ma che quello stile è ciò a cui tenderei ad avvicinarmi il più possibile. "Tratto graffiato", ho letto in giro. Io lo apro e godo. Io sto al secondo volume e... non è che me ne freghi molto della storia, che pure è bella. Non riesco ad andare avanti con velocità perché è troppa la voglia di godermelo.

Poi, il protagonista, Manji, è un ronin, e già questa sua condizione di reietto me lo fa stare simpatico. Ma è l'uomo che sono nei miei sogni. Rough, disincantato, coperto di cicatrici dalla testa ai piedi, di indole "buona" ma anima persa, e, finalmente, un uomo che non si fa fregare dalle donne. E nemmeno che cede, le usa e poi le butta. Nono.
Questo almeno fino al secondo volume. Ammetto di aver un certo timore nell'andare avanti: ho paura che mi venga smontato il mito di Manji. Lui no, è il protagonista perfetto. Però...non posso certo rimanere a sfogliare quei due numeri che ho.
Il secondo numero è zeppo di combattimenti (sì, sì!), con cui Hiroaki Samura se la cava non magistralmente, di più. I combattimenti più fighi che fighi che fighi.
Speriamo che continui così. Manji, non deludermi, non farmi ricredere pure tu come tutti gli altri protagonisti. Sei perfetto. Vai vai vai.

venerdì 16 aprile 2010

Varie 2

Sono rimasta molto indietro con l'aggiornamento dei libri letti. Cerchiamo di metterci al passo.
Ancora procedendo dal più "vecchio" al più recente, breve carrellata:

More about I bottoni di Napoleone I Bottoni di Napoleone
Questo è un libro da non perdere, per gli amanti e non della divulgazioni scientifiche. Si tratta di uno di quei libri con i quali puoi fare il figo al bar con gli amici raccontando loro che, ad esempio, lo stagno al di sotto di una certa temperatura tende a cambiare forma allotropica, disgregandosi lentamente e diventando dunque un mucchio di polvere biancastra. E non solo: con un viaggio attraverso alcune delle molecole più importanti nella storia dell'umanità, fra cui fenoli, coloranti, zingerone e cellulosa, solo per citarne un po', gli autori propongono una breve storia legata ad ognuna di esse accompagnata da curiosità sul loro comportamento e relative formule di struttura. Ciò che ho apprezzato dell'opera è stato proprio questo. Vedo la chimica un po' snobbata nel campo stesso della divulgazione scientifica, tanto intenta a far conoscere al pubblico supernovae, relatività, evoluzione ed equazioni che hanno cambiato il mondo. Per carità, tutto giusto. Ma la chimica? Eppure è dappertutto. Le formule di struttura sembrano più affini ai geroglifici che non il parlare di fisica quantistica. Gli autori del libro non si sono lasciati spaventare da questo, e hanno proposto le relative formule corredate di chiavi per imparare a leggerle, di modo da porre l'accento anche su cosa significa concretamente il fatto che un composto sia fatto proprio così. L'esempio più eclatante e ben fatto si trova nel capitolo dedicato alla seta, in cui è ben illustrato come essa riesca ad essere tanto liscia, lucida e scivolosa.
Pregevole anche il fatto di aver dato importanza alle affinità fra sostanze differenti e alla correlazione che queste possano avere in relazione alle proprietà delle molecole stesse.
Insomma, è un bel libro ben scritto da chimici -e si sente che sono chimici- che hanno, a mio avviso, saputo cogliere perfettamente cosa la chimica "ha da dire" anche a chi è più lontano dal settore.
Inutile dire che per chi, come me, ha scelto di fare della chimica il proprio settore di studio principale, è un libro da leggere ASSOLUTAMENTE ed il prima possibile, e da tenere nella propria libreria in consultazione.

More about Acido solforico Acido Solforico
Se ci sono libri a cui non riesco a resistere sono quelli sulle distopie. Generalmente mi terrorizzano e affascinano al tempo stesso. Anche Acido Solforico mi ha dato le stesse sensazioni. Questo è stato il mio primo incontro con la scrittura di Amélie Nothomb, che, di primo acchito, mi è sembrata un po' troppo secca, ma solo perché ormai ai romanzi d'introspezione fronzoluta ci avevo fatto troppo la bocca.
Questo romanzo reca con sé un messaggio di speranza che però, al tempo stesso, riesce a mettere i brividi. Lo scenario non è molto distante da quello della vita reale: una vita "normale" di una ragazza "normale", immersa in un mondo in cui spopolano i reality show, adorati, odiati e criticati ma sempre e comunque seguiti con passione, di qualsiasi passione si tratti. Repentina la cattura della giovane in una retata per l'abominevole Concentramento, il nuovo reality che simula -simula?- le condizioni di prigionieri e kapò in un lager. Si segue dunque la nuova vita di Pannonique come matricola anche con l'occhio di una povera, sciocca kapò, Zdena. Povera Zdena, non le pare vero di essere scelta, finalmente, per la prima volta in tutta la sua vita, fra tanti aspiranti per ricoprire un ruolo di responsabilità. In un climax di situazioni tremendamente surreali, fra vita e morte, fra l'istupidimento collettivo della droga televisiva e la trombonaggine ottusa e sensazionalistica dei giornali e dei media tutti, l'esito è la fine dell'incubo sancita proprio grazie ad un incredibile, inaspettato gesto di Zdena.
E tutto torna come prima: la normalità.
Mi ha fatto paura.
Non tanto la vicinanza della finzione alla realtà odierna. Sì, anche quello, d'altronde una delle caratteristiche più spaventose (e, torno a ripetere, affascinanti) della letteratura distopica è proprio la similitudine con alcune, se non molte, delle situazioni reali e tangibili.
La domanda, avvolta in una rada nebbiolina di disperazione, che mi è sorta spontanea al termine di questo libro è stata: "nelle mani di chi siamo?"
"Popolo, sei 'na monnezza!". Sì, Acido Solforico mi ha depressa e lasciato in bocca un acre sapore di sfiducia. Eppure, a pensarci bene, forse vorrebbe trasmettere il contrario. Chissà.

More about Buono da mangiare Buono da Mangiare - enigmi del gusto e consuetudini alimentari
Interessante libro, scritto dall'antropologo statunitense Marvin Harris, che si interroga su quali siano le vere cause (e concause) di tabù e preferenze alimentari. Si passa dalle vacche sacre indiane all'adorazione tutta made in U.S.A. per l'hamburger di puro manzo, dall'impurità suina al disgusto "occidentale" per la carne di cavallo, passando per intolleranze al lattosio, la predilezione per i pet sino al capitolo sul cannibalismo. Al di là delle solite anglo-americanissime considerazioni su quanto sia migliorata la nostra vita da quando mangiamo molta più carne -su cui ho diverse obiezioni e anche un po' di dubbi, pur non essendo fautrice del vegetarianesimo tout court- l'opera è molto interessante. Harris cerca di spiegare come ambiente, condizioni di vita e necessità dei vari "gruppi umani" abitanti in un dato luogo possano letteralmente forgiare, nel tempo, l'abitudine alimentare.
Ho notato poi che un filo rosso unisce le varie opere di saggistica che ho letto negli ultimi tempi: l'imperialismo e il colonialismo delle potenze occidentali. Suppongo che il picco arriverà con Orientalismo. Però, mi si permetta la bassezza linguistica, mamma mia che merda. Domanda banale e idiota, ma non riesce a balenarmi nient'altro in mente quando in qualche modo mi approccio al tema: com'è possibile? E soprattutto ora si continua a blaterare di debiti esteri e con nonchalance di cacciare gli immigrati fuori dai confini... Ma che cazz...? Sarà pur vero, e me ne rendo conto, che non è così semplice. Ma se invece fosse più semplice di come sembra?
Sì, quest'ultimo capoverso sembra privo di senso: è perché non voglio approfondire il tema. Sarebbe troppo lungo e non ho abbastanza basi. Ci lavorerò sopra. Ho molta voglia di contrassegnare ancora qualche post con l'etichetta I wanna revoluscion.
Insomma, tornando a Harris, fa veramente ri-brez-zo nel capitolo sul cannibalismo. Hai presente gli aborigeni col pentolone sul fuoco? Ecco. Peggio! Corpi divelti, braccia strappate, scene da blood and gore. Una schifezza abominevole. Per me che ho l'abitudine di leggere i libri mentre faccio colazione, è stata una vera sofferenza. Meno male che era alla fine del libro.

More about Stupore e tremori Stupore e Tremori
Eccomi alla lettura del mio personale secondo libro della Nothomb. Lontani dalle terribili e disumane atmosfere di Concentramento, ci immergiamo nella realtà lavorativa dell'azienda giapponese vista con gli occhi di Amélie, nata in Giappone ma vissuta in altre terre, tornata infine nel suo paese natale realizzando il sogno di lavorarvici. Il libro è chiaramente autobiografico e dunque ispirato a vicende di vita vissuta, seppure con un certo gusto iperbolico nel riportare gli eventi.
Queste cento pagine scarse sono fantastiche. Il suo stile tagliente, sarcastico, è unico. Amaro ma divertente al tempo stesso. Vorrei "demolire" con un "ma che cazzo stai a dì" l'opinione (tanto sto spazio è mio, si può fare, e aggiungerei "ah ah") di un'utente anobiiana che definisce il libro:

"Macchiettistico.Inopportuno: la denigrazione di una società, di una cultura, possiede sempre qualcosa di sinistro."

Nulla, e ripeto, nulla di più falso per quanto riguarda questo libro. Certamente, come ho già spiegato, la narrazione è iperbolica, caricaturale, irriverente, la mano è un po' calcata, ma dietro ad una caricatura si riesce a percepire la verità, senza contare poi intere pagine serissime in cui l'attacco all'aspetto "ingabbiante", lo definirei quasi calcificante -ingessante, come afferma la scrittrice stessa- della cultura giapponese è molto appassionato e concreto, e nulla possiede di macchiettistico. In particolar modo mi riferisco alle pagine in cui la scrittrice sferra un forte attacco all'educazione delle donne giapponesi. In quelle critiche, in quegli attacchi, c'è invece tutt'altro che la denigrazione di una società: io ci ho visto tutta l'amarezza della critica più difficile, quella nei confronti di un paese che si ama (noi italiani dovremmo conoscerla bene). O forse del Giappone va solo contemplata la delicatezza delle maniche dei kimono inumidite da lacrime di dame, ammirata la bellezza dei sakura in fiore, esaltato l'onore dei samurai? Vogliamo continuare a sbavare sui tatami o immergerci seriamente nel confronto con una cultura altra?

More about La cacca La cacca - storia naturale dell'innominabile
Ahahah! E' bellissimo. Si tratta di un libro illustrato dal formato bislacco, con copertina cartonata ed illustrazioni simpaticissime, dedicato al principale prodotto di scarto solido animale.
C'è un po' di tutto: dal suo colore al perché alcuni animali se la mangiano, c'è la sua forma e consistenza in relazione alla quantità d'acqua contenuta, c'è anche un piccolo corollario di guinness dei primati (c'è persino un animaletto che non la fa! Si chiama effimera, poverina, vive un giorno solo, e in questo giorno deve pensare a trovare il partner, accoppiarsi e riprodursi, figurati se trova il tempo di produrre cacca).


Sono stata AFFATTO breve. Ad ogni modo, termino questo post, perché con i libri successivi ho iniziato un altro percorso di letture libresche a cui volevo interessarmi da tempo e a cui dedicherò uno spazio a parte.